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A talk with Andreas Murkudis
17.10.24

A talk with Andreas Murkudis

Fotografie di Thomas Meyer

Andreas Murkudis è il fondatore e curatore dell’omonimo spazio espositivo a Berlino in cui il 12 ottobre ha inaugurato una nuova mostra dedicata a Michael Anastassiades, dal titolo other than lights. L’abbiamo incontrato per discutere della sua collaborazione con Mutina, dell’allestimento realizzato con i moduli Fringe e del suo approccio eclettico alla curatela.

A talk with Andreas Murkudis

Il 12 ottobre ha inaugurato una mostra dedicata a Michael Anastassiades presso il tuo spazio in Potsdamer Straße 81. Cosa ti colpisce di più del suo lavoro?

Quello che trovo più sorprendente di Michael Anastassiades è la sua capacità di eccellere in così tanti ambiti. Le sue luci sono indiscutibilmente belle – è così che ha iniziato ed è probabilmente per questo che è famoso. Da allora però, Michael ha dimostrato una grande abilità anche in altre discipline, come il design di gioielli e di mobili. È questa ampiezza e varietà che vogliamo mettere in evidenza in other than lights.

Il titolo, other than lights, è volutamente provocatorio. Michael Anastassiades è noto soprattutto per i suoi progetti legati alla luce, ma c’è molto altro da scoprire nell’ombra. Quali sono le creazioni più interessanti che hai selezionato per la mostra?

In realtà penso che il titolo sia incredibilmente appropriato! Michael attraversa regolarmente il confine tra design e arte. Parte del suo portfolio comprende pezzi che servono scopi puramente artistici, come i Miracle Chips o la scultura della sua collezione TA-KE, che saranno presenti in mostra. Sono proprio queste opere d’arte quelle che mi entusiasmano di più.

L’allestimento è interamente realizzato in moduli bianchi di Fringe, la collezione realizzata da Michael Anastassiades per Mutina nel 2023. Cos’ha di unico secondo te? In che modo ha preso parte all’installazione?

Di solito le nostre mostre si svolgono su semplici piedistalli bianchi. Questa è dunque un’occasione unica, in cui la struttura di supporto fa deliberatamente parte della mostra. Nel vero senso della parola, i moduli Fringe di Mutina sostengono other than lights.

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Cosa pensi del percorso che Mutina intraprende con ciascun designer?

Il portfolio di designer di Mutina è impressionante. Vi compaiono alcuni dei migliori designer del nostro tempo – e Michael Anastassiades è sicuramente uno di questi.

Secondo te, ci sono delle potenzialità ancora da esplorare nel settore della ceramica?

Assolutamente! Io stesso sono un grande ammiratore delle ceramiche, soprattutto quando integrate nel design d’interni. Quando ho spostato il mio negozio nella sua sede attuale – nel quartiere di Tiergarten a Berlino – nel 2013, il duo di architetti Gonzalez Haase AAS, con cui ho ristrutturato lo spazio, ha incorporato piastrelle in ceramica antracite non solo sul pavimento, ma anche sulle pareti. Più di una semplice soluzione pratica, queste sezioni piastrellate hanno completamente trasformato lo spazio. Ci sono possibilità infinite nell’utilizzo della ceramica.

Come ti sei avvicinato al mondo del design? C’è stato un evento che ha fatto scattare la scintilla?

All’università ho studiato Storia dell’Arte e nel mio primo semestre ho seguito un seminario molto formativo sul Deutscher Werkbund. Precursore del Bauhaus, il Deutscher Werkbund è stato fondato nel 1907 per concentrarsi sull’integrità dei materiali nel design e allontanarsi dallo storicismo ornamentale della fine del diciannovesimo secolo. È stato durante i miei studi universitari che ho acquisito una comprensione (e passione) per il mondo del design e la ricchezza della sua storia. Fin dall’inizio, quando ho aperto il mio primo negozio a Berlino-Mitte nel 2002, l’assortimento ha sempre incluso moda e design.

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Sei un curatore eclettico. È difficile immaginare un ruolo più contemporaneo del tuo. Credi sia ancora necessario distinguere tra arte, design e moda?

È vero! In molti modi, i miei negozi incarnano l’intersezione tra arte, design e moda. Tuttavia, penso anche che sia importante distinguere tra di loro. L’arte deve essere compresa come un’entità separata. Faremmo un torto all’arte se la subordinassimo al design e alla moda. Quando curiamo una mostra d’arte – come abbiamo fatto in passato con Silvia Bächli e Mark Steinmetz, ad esempio – preferiamo mostrare le opere nello spazio espositivo dedicato di Store 77, lontano dalla moda in Store 81. Moda e design possono beneficiare molto dell'arte. Il contrario non è sempre vero. In molti modi, l’arte è autosufficiente e dovrebbe esistere al di fuori del regno della praticità e della funzione.

Come nasce il progetto dei tuoi spazi? Qual è la visione che vi sta dietro? In cosa differiscono tra loro?

Store 81 (la sede principale) è essenzialmente una visione totale e completa di ciò che rappresento. Qui, i visitatori possono esplorare la mia selezione di prêt-à-porter, accessori, prodotti di bellezza, oggetti di design e mobili, scegliendo tra i duecento marchi che tratto. Gli altri due negozi più piccoli su Potsdamer Strasse – Store 77 e Store 98 – fungono da spazi dedicati, in cui esploro marchi, temi o artisti specifici in modo più approfondito. Attualmente è in corso la mostra di Bruce Davidson in Store 77 incentrata sulla sua serie Brooklyn Gang, che durerà fino al 16 novembre.

Cosa accadrà dopo la mostra? Progetti per il futuro?

Siamo sempre in fase di ideazione e pianificazione! Prossimamente inaugureremo una mostra con l’artista tedesco Carsten Nicolai allo Store 77, che aprirà il 30 novembre. Nello stesso giorno lanceremo una grande installazione con il marchio giapponese di borse Porter-Yoshida & Co allo Store 81, mettendo in evidenza la loro ultima innovazione: il nylon derivato al 100% da piante. Il nostro venticinquesimo anniversario, nel 2027, si avvicina per allora spero di sviluppare prodotti in collaborazione con i marchi e i designer che sono stati al mio fianco per molti anni, come Dries Van Noten. Sono molto entusiasta per il futuro!

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“In molti modi, i miei negozi incarnano l’intersezione tra arte, design e moda. Tuttavia, penso anche che sia importante distinguere tra di loro. L’arte deve essere compresa come un’entità separata. Faremmo un torto all’arte se la subordinassimo al design e alla moda. [...] Moda e design possono beneficiare molto dell'arte. Il contrario non è sempre vero.”

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