A talk with Damien Florébert Cuypers
Come si è sviluppata la tua passione per il disegno e quando hai capito di voler fare l’illustratore?
Disegno da quanto ero bambino, penso fosse un modo per fare sì che gli adulti mi lasciassero da solo e per intercettare le loro conversazioni. Ho sempre saputo di voler fare qualcosa di creativo, ma non mi era chiaro che tipo di attività sarebbe stata. Forse la paura di finire a fare un lavoro noioso in ufficio mi ha aiutato a trovare la mia strada.
Qual è la parte che preferisci del tuo lavoro? E quella più impegnativa?
L’equilibrio tra vita e lavoro è la parte migliore. Sto lentamente cercando di smantellare la convinzione per cui la produttività sia strettamente connessa al valore umano. Quella più impegnativa è dover lavorare con persone che non sanno quello che vogliono. Quando ti viene data carta bianca non è per rispetto del tuo lavoro come artista, ma perché non hanno idea di quello che stanno facendo.
Come descriveresti il tuo stile e il tuo approccio personale all’illustrazione?
È sempre una domanda difficile a cui rispondere. Credo si tratti di trasportare sulla carta quello che mi stimola e magari enfatizzarlo. Mi piacciono il colore, la luce, l’energia e cerco di incanalarli nel mio lavoro.
Disegno da quanto ero bambino, penso fosse un modo per fare sì che gli adulti mi lasciassero da solo e per intercettare le loro conversazioni.
C’è un soggetto che ti piace disegnare in modo particolare?
Disegnare durante la Fashion Week mi diverte in modo particolare, anche se ho una rapporto di amore-odio con l’industria della moda. È meravigliosa e volgare allo stesso tempo.
Ricordo la prima volta che sei entrato in contatto con Mutina?
Naturalmente! È stato cinque anni fa, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. Mi sento sempre felice e lusingato quando un’azienda appassionata del proprio prodotto e della propria qualità decide di contattarmi, soprattutto quando diventa una collaborazione duratura.
Cosa ti ha colpito di più dell’azienda?
La cura nei design e nel modo in cui vengono presentati. Ogni dettaglio viene finito meticolosamente e si vede.
Hai una collezione Mutina preferita? Perché?
Mi piace molto Pico di Ronan ed Erwan Bouroullec. La texture mi ricorda i pavimenti in cemento nei garage degli anni ’50, a cui sono in qualche modo affezionato.
Se ti venisse chiesto di progettare una collezione, da dove partiresti?
Mi piacerebbe creare qualcosa con una texture interessante, pur rimanendo morbida al tatto. Ho sperimentato recentemente con la tecnica Kurinuki durante le mie lezioni di ceramica e mi è piaciuta moltissimo l’energia che trasmette. E dovrebbe essere assolutamente facile da pulire. Non sopporto il design incapace di prevedere queste basilari necessità quotidiane.
Mi piacciono il colore, la luce, l’energia e cerco di incanalarli nel mio lavoro.