A talk with Florence Bonnefous
Come ti sei avvicinata al mondo dell’arte e, in modo particolare, a quello dell’arte contemporanea?
Ho frequentato una scuola d’arte e, alla fine del corso, mi sono resa conto di essere più interessata alle opere realizzate da altri che alle mie.
Come descriveresti il tuo approccio personale? C’è qualcosa o qualcuno che ti ha influenzata particolarmente?
In realtà, si è sempre mescolato a quello del mio partner in affari, Edouard Merino: abbiamo assolutamente un approccio collettivo. Una volta un amico ci ha definito la nostra galleria – e di conseguenza le nostre scelte – “concettuale, Outsider Art” (Art Brut Conceptuel, in francese). Suona come un ossimoro, ma è un’ottima descrizione per una miscela di stili e di diversi modi per produrre un’opera d’arte, così come una mostra. Le nostre influenze hanno origine nel Fluxus e nell’arte concettuale.
Qual è la storia di Air de Paris? Come siete giunti alla decisione di aprire una vostra galleria d’arte?
Abbiamo aperto la galleria insieme nel 1990, a Nizza, vicino al mare. Avevamo pensato di iniziare nella periferia del mondo dell’arte, che era orientata verso la visione parigina. E ora siamo a Romainville, appena fuori Parigi!
Su quali principi si basa il lavoro portato avanti da Air de Paris? Quali obiettivi vuole raggiungere la galleria attraverso il suo programma di mostre?
Siamo guidati più dal principio del piacere, che da quello della realtà. L’obiettivo primario è quello di soddisfare la nostra curiosità e il secondo di ottenere il successo necessario da permetterci di continuare nel nostro lavoro.
In quanto curatrice, cosa cerchi di solito in un’opera d’arte?
Equilibrio, intensità, intelligenza, buon gusto.
Le nostre influenze hanno origine nel Fluxus e nell’arte concettuale.
Cosa pensi del mercato dell’arte globale di oggi? In che modo è cambiato da quando avete aperto la galleria?
Non è minimamente comparabile! Quando avevamo iniziato non c’era nessun mercato dell’arte, poi c’è stato un mercato dell’arte “balbettante” e dopo ancora è diventato globale. Cerchiamo di affrontarlo al meglio, ma non lo supportiamo…
Ricordi la prima volta che sei entrata in contatto con Mutina? Cosa ti ha colpito di più?
Naturalmente! Ho incontrato Sarah Cosulich e Massimo Orsini durante Fiac. Conoscevo già Sarah e avevo molto rispetto per lei. Non avevo ancora conosciuto Massimo, ma ho immediatamente apprezzato la sua vivacità e gentilezza.
Hai una collezione Mutina preferita? Perché?
Adoro gli elementi triangolari di Rombini di Ronan ed Erwan Bouroullec, la sequenza creata da Hella Jongerius con Diarama e l’effetto di Folded di Raw Edges.
Parlando di artisti contemporanei emergenti, che qualcuno che pensi potrebbe collaborare con la nostra azienda?
Credo che alcuni dei criptici pattern dei lavori di Guy de Cointet o i fiori dai colori acidi di Lily van der Stokker potrebbero essere dei punti di partenza interessanti per sviluppare una collezione di ceramiche.
L’obiettivo primario è quello di soddisfare la nostra curiosità e il secondo di ottenere il successo necessario da permetterci di continuare nel nostro lavoro.