A talk with Frama
Quando hai capito che era giunto il momento di lanciare un tuo brand e come è nata l’idea di Frama?
È stato nel 2011, dopo aver trascorso alcuni anni lavorando in ambito commerciale e come agenzia – sentivo la mancanza di qualcosa, ma non era così scontato creare una propria collezione e un universo personale. A ottobre ci invitarono a partecipare alla fiera di design Qubique e quell’opportunità fu il punto di partenza per la creazione di Frama. Gli anni precedenti erano serviti a comprendere il mercato, ma dal punto di vista creativo stava iniziando un nuovo capitolo. Il nome era già stabilito, abbiamo semplicemente abbandonato le altre attività e ci siamo concentrati sulla Permanent Collection (il nome si ispira alle collezioni permanenti dei musei). Da allora, Frama è stato un viaggio emozionante, attraverso cui proteggere i valori e la cultura che abbiamo creato, senza perdere coerenza.
Quali sono i principi di Frama? Che tipo di emozioni vuole trasmettere attraverso la propria estetica?
Vogliamo dare vita a un design autentico ed essenziale, che non trasmetta una sensazione di artificialità. A dire il vero, sono convinto che il design conservi una sorta di purezza, tuttavia, man mano che prende forma attraverso le diverse fasi di produzione, tende a perdere il suo scopo iniziale. Succede spesso, perché il mercato di massa non permette di usare superfici naturali e materiali fragili, che invece sono la chiave. È lì che risiede lo spirito del design.
Come si sviluppano di solito i nuovi progetti?
I nuovi progetti emergono in modo organico e rientrano in quel percorso olistico che cerchiamo di portare avanti con Frama. La nostra struttura è costituita da un certo tipo di linguaggio e di cultura. Circa metà dei nostri prodotti sono progettati da creativi esterni, il che conferisce una certa dinamicità all’universo dell’azienda, ma assicurarsi che questi designer rispecchino il nostro DNA è un compito prettamente curatoriale. Progettare internamente è un lavoro di squadra dove ognuno sfrutta le proprie competenze personali.
I progetti si sviluppano attraverso un dialogo diretto con l’azienda, con l’obiettivo comune di trasmettere esperienze sensoriali e spaziali, oltre a un generale apprezzamento per le forme pulite e semplici.
Oltre alle varie collezioni di mobili e complementi d’arredo, Frama collabora a stretto contatto con gli architetti per sviluppare soluzioni di interior site-specific. Come evolvono questi progetti?
Crediamo nella curiosità e nel dialogo. Lavorare con gli architetti è un’altra soluzione organica che permette di sviluppare idee creative, con un’attenzione particolare per forma, materiali e soluzioni per gli interni. I progetti si sviluppano attraverso un dialogo diretto con l’azienda, con l’obiettivo comune di trasmettere esperienze sensoriali e spaziali, oltre a un generale apprezzamento per le forme pulite e semplici.
In che modo descriveresti la relazione tra arte e design al giorno d’oggi? Pensi che esistano confini ben definiti tra le due discipline o, in qualche modo, comunicano e si alimentano a vicenda?
Penso – e spero – che ci sarà sempre una naturale distinzione fra queste discipline. Il design ha una funzione, l’arte no. So che è facile mettere alla prova e tentare di combinare questi due ambiti, ma sono ben distinti. Anche l’arte è cambiata, passando dall’essere una libera forma di espressione a rispondere alle logiche commerciali. Non è una novità, ma col tempo sta diventando sempre più evidente e significativo.
Che ruolo ricopre la sostenibilità nel vostro lavoro?
I nostri valori fondamentali si basano sul rispetto e la cura delle persone e dell’ambiente. La sostenibilità è un’esperienza vera e propria, c’è bisogno di equilibrio tra uomo e natura. Da Frama, questo equilibrio è il punto di partenza del lavoro. Crediamo nell’uso di materiali duraturi e di forme che non si rifacciano agli ultimi trend. Non incentiviamo il consumismo presentando collezioni stagionali al solo scopo di massimizzare il profitto.
Conosci Mutina? Cosa ti piace di più della nostra azienda?
Sì, la conosco, abbiamo anche avuto l’opportunità di visitare la sede. Mutina si distingue dalle normali aziende di rivestimenti grazie a un approccio anti-convenzionale. Sembra orientarsi secondo un’ottica curatoriale, seguendo una direzione ben precisa.
Hai una collezione preferita? Perché?
Trovo che Rombini sia molto interessante, merito dell’effetto tridimensionale che la caratterizza. La userei in un progetto tono-su-tono, dove il rivestimento costituirebbe un effetto sorpresa man mano che ci si avvicina.
Come la useresti in uno dei progetti site-specific di Frama?
Cecherei di dare vita a un’esperienza spaziale in cui la ceramica si fonde con lo spazio, con le linee architettoniche a completamento della luminosità dell’ambiente.
La sostenibilità è un’esperienza vera e propria, c’è bisogno di equilibrio tra uomo e natura. Da Frama, questo equilibrio è il punto di partenza del lavoro.