Jean-Pierre Blanc è una figura nota nel mondo dell’arte e del design. Il suo percorso professionale è iniziato nel 1989, quando ha fondato l’International festival of fashion, photography and accessory, e pochi anni dopo è diventato direttore di Villa Noailles, dove ha portato Design Parade nel 2006, con l’obiettivo di realizzare progetti sempre nuovi, interessanti e coinvolgenti per il pubblico del sud della Francia.
A talk with Jean-Pierre Blanc
Jean-Pierre Blanc è una figura nota nel mondo dell’arte e del design. Il suo percorso professionale è iniziato nel 1989, quando ha fondato l’International festival of fashion, photography and accessory, e pochi anni dopo è diventato direttore di Villa Noailles, dove ha portato Design Parade nel 2006, con l’obiettivo di realizzare progetti sempre nuovi, interessanti e coinvolgenti per il pubblico del sud della Francia.
Durante il nostro incontro, ha esposto il programma previsto per i festeggiamenti in occasione dei cent’anni di Villa Noailles, che includono un trittico di mostre di Ronan Bouroullec, all’interno delle quali si trovano anche Pico, Rombini e Bloc. Ci ha anche parlato della sua relazione con la ceramica e abbiamo scoperto di avere in comune una cosa importante: lavoriamo solo con persone che ci piacciono.
Ti va di parlarci del tuo percorso professionale? Come si è sviluppata la tua passione per l’arte e quando hai realizzato di voler lavorare in questo campo?
È una storia molto lunga. Ho iniziato a lavorare 40 anni fa, a Hyères, quando cominciai a organizzare il Fashion Festival – che ora è piuttosto famoso in tutto il mondo. Dopo due anni sono diventato direttore della Couture Fair della città e, dopo ancora, ho avuto l’opportunità di lavorare in questa incredibile abitazione costruita nel ventesimo secolo da Marie-Laure de Noailles.
Poi, nel 2002, abbiamo partecipato a una competizione per gestire il centro artistico. Vincemmo e, nel 2006, decidemmo di portare Design Parade all’interno dell’edificio. Oggi il festival celebra 17 anni e ne abbiamo lanciato uno nuovo a Tolone, con un focus sull’architettura d’interni.
Ricordi un evento particolare che ha dato il via alla tua passione per l’arte e al suo sviluppo?
Uno dei momenti più importanti è il mio incontro con Karl Lagerfeld, nel 1995. Era venuto a Villa Noailles per la prima volta, per scattare un servizio fotografico, e dopo quella volta abbiamo lavorato molto insieme. Karl è diventato presidente della giuria del Fashion Festival e, dopo ancora, Direttore Artistico della storia del Fashion Festival. Quest’anno, a Tolone, presentiamo l’ultimo progetto che ha realizzato intorno all’arredamento in marmo. Questo è uno dei miei ricordi più belli.
Il secondo: nel 1998 abbiamo organizzato una piccola mostra di vasi con Ronan Bouroullec e, da quel momento in poi, siamo diventati amici e abbiamo lavorato insieme in modo molto professionale.
Che cosa ti guida nel tuo lavoro? E come descriveresti il tuo approccio personale?
Vorrei citare una frase che amo molto e che ho sentito stamattina, in un intervista a Massimo, dove parlava della policy di Mutina: We only work with people we like. È la stessa cosa per me. È molto importante essere circondati da una sorta di famiglia. Anche le relazioni tra uomini e donne sono fondamentali per me. E la nostra organizzazione ha un obiettivo speciale, ovvero promuovere i giovani designer e artisti nei campi della moda, del design, dell’interior, dell’architettura e della fotografia.
Sei diventato direttore di Villa Noailles nel 1989. Quali sono stati i cambiamenti più significativi da quando hai preso le redini dello spazio?
Che che sia l’intera trasformazione. Quando sono arrivato a Villa Noailles era completamente distrutta. Abbiamo cominciato da zero e, in 30 anni, siamo riusciti a costruire una storia intorno alla scena contemporanea, che è anche connessa al passato di Charles e Marie-Laure de Noailles. Sono stati importanti mecenati d’arte, anche prima che la loro abitazione aprisse al pubblico. Ora è una casa per il pubblico e per gli artisti, con uno speciale senso di familiarità.
Qual è la parte più emozionante del tuo lavoro? E quella più complessa?
Facile! La cosa più importante ed emozionante sono gli artisti e il pubblico – gli artisti per primi, naturalmente. E la parte più complicata sono i soldi. È quello con cui faticano tutte le organizzazioni nel mondo.
Nel 2023, Villa Noailles compie cento anni. Quale programma avete sviluppato in onore di questo grande traguardo? E che ruolo ricoprono gli artisti emergenti?
La città ha acquistato la villa il 13 marzo 1973, esattamente 50 anni prima che celebrassimo il centenario. Abbiamo fatto le cose in grande per questa occasione incredibilmente speciale!
Il programma è iniziato con una mostra sull’architettura e l’edificio di Villa Noailles, realizzata da studi emergenti, e una collezione di ritratti di Marie-Laure de Noailles commissionati a giovani artisti. Abbiamo anche chiesto a Dominique Nabokov, fotografo francese-americano, di realizzare un progetto sull’edificio.
Dopo abbiamo inaugurato Design Parade. Durante il festival sono stati presentati un progetto speciale con l’architetto Pierre Yovanovitch e un trittico di mostre con Ronan Bouroullec, il nostro ospite d’onore. La prima mostra si è svolta a marzo e si concentrava sui suoi disegni. Ora ce ne sono una sulla ceramica, a Tolone, e una con i suoi ultimi pezzi, a Hyères. Poi, il 31 luglio, si terrà un concerto con la musica commissionata da Charles e Marie-Laure de Noailles a Nicolas Nabokov nel 1932 e, tra il 16 e il 18 settembre, ci sarà un’opera speciale sulla vita di Charles e Marie-Laure de Noailles.
Abbiamo anche commissionato un documentario speciale su Marie-Laure de Noailles al regista francese Karim Zeriahen, che verrà presentato a ottobre, durante l’apertura del Fashion Festival. E faremo una ristampa di uno dei dieci libri scritti da Marie-Laure, intitolato La Chamber des écureuils. Inoltre, durante il Fashion Festival, presenteremo uno speciale guardaroba di Marie-Laure de Noailles con nuovi design. Ci sarà anche Chanel, che è il patrono dei cent’anni di Villa Noailles.
Cosa pensi della nuova generazione di creativi?
Lavorare con artisti emergenti è una vera passione per me. Penso che portino energia ovunque, in qualsiasi momento. È incredibile e stupefacente vedere con quanta passione lavorino in ogni condizione, superando le difficoltà attraverso l’arte, in tutto il mondo. Forse questa è una delle cose più importanti.
In che modo aspetti e temi legati all’epoca moderna influenzano il loro lavoro?
Un aspetto negativo della nostra epoca è la difficoltà nel non lasciarsi influenzare. Ho notato che i giovani artisti restano spesso legati a problematiche come la sostenibilità e la libertà di genere – può essere interessante e, naturalmente, sono temi importanti –, ma preferirei se fossero loro i primi a decidere di che cosa sognano o amerebbero parlare. Non semplicemente buttarsi su qualcosa perché ci sono persone in tutto il mondo che trattano questi argomenti specifici.
In occasione di Design Parade, Villa Noailles e la Galerie du Canon ospitano rispettivamente Productions récentes e Les Mains à l’Argile, una doppia mostra che vede protagoniste le ceramiche di Ronan Bouroullec. Tra i tanti pezzi esposti, ci sono delle installazioni realizzate con le collezioni Bloc e Rombini, e un set completo di Rombini Vases. Come è stato sviluppato il progetto? Che tipo di esperienza volevi creare per i visitatori?
Per me è stato come un regalo d’anniversario per Villa Noailles. Ronan è stato molto generoso: ci sono molti pezzi a Tolone e nuovissime creazioni a Hyères. Noi – Ronan, Massimo, Franck e io – abbiamo sviluppato la mostra come degli amici che lavorano insieme a un progetto. È il modo migliore di lavorare per me. Quando abiti lontano dalle grandi capitali, è importante mostrare qualcosa di importante alle persone. È uno dei fondamenti del mio lavoro e sono molto orgoglioso di invitare il pubblico di Hyères e Tolone a scoprire gli ultimi pezzi di Ronan. Spero e penso che sentiranno lo spirito di positività all’interno di queste due mostre.
Cos’è la ceramica per te? Come descriveresti il tuo rapporto con questo materiale?
La ceramica è incredibilmente importante per me. Prima di tutto da un punto di vista storico, dal momento che Villa Noailles accoglie diversi pezzi acquistati da Charles e Marie-Laure de Noailles. Ha un grande valore anche per Hyères, dove molte persone lavoravano come ceramisti negli anni ’50 e ’60. Credo che questa sia la mia prima connessione con la ceramica, che si è poi sviluppata in diverse relazioni.
Infatti ci sono due importanti aziende che hanno uno stretto rapporto con la Villa: una è in un piccolo villaggio al centro della Var, realizzano ceramiche per pavimenti dal XVI secolo e abbiamo organizzato una mostra sulla loro storia; la seconda è Poterie Ravel, un’azienda molto antica a Aubagne, vicino a Marsiglia, con cui abbiamo sviluppato diversi progetti.
Ovviamente, abbiamo incontrato Ronan grazie alla ceramica: aveva sviluppato un progetto speciale con Claude Aiello durante gli anni ’90 ed era stato presentato a Villa Noailles.
Ricordi la prima volta che sei entrato in contatto con Mutina? Cosa ti ha colpito di più della nostra azienda?
Ho scoperto Mutina nel 2017, durante una mostra di Inga Sempé. Non sapevo nulla dell’azienda, ma avevo capito subito che si trattava di una collaborazione di alta qualità. Quello che mi colpisce di più sono le collaborazioni portate avanti con nomi importanti e designer da tutto il mondo, così come la loro diversità. È davvero stupefacente.
Hai una collezione preferita? Perché?
Naturalmente, apprezzo molto le collezioni di Ronan Bouroullec. Mi piacciono anche i progetti di Nathalie Du Pasquier e Patricia Urquiola.
C’è un particolare artista, passato o presente, con cui ti piacerebbe lavorare?
Questa è una domanda molto importante… Christian Bérard! Per me è uno dei più importanti artisti del ventesimo secolo. Amo il suo approccio multidisciplinare, la sua abilità di lavorare sia nella moda, che nell’interior design, che nella pittura… e adoro il suo spirito. Ha collaborato con i più importanti artisti del suo tempo. Sarebbe un sogno per me lavorare con lui.
“Quando abiti lontano dalle grandi capitali, è importante mostrare qualcosa di importante alle persone. È uno dei fondamenti del mio lavoro e sono molto orgoglioso di invitare il pubblico di Hyères e Tolone a scoprire gli ultimi pezzi di Ronan. Spero e penso che sentiranno lo spirito di positività all’interno di queste due mostre”.