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A talk with Jonathan Frantini
25.01.21

A talk with Jonathan Frantini

Fotografie di Jonathan Frantini

Casa Mutina Modena verrà presentata ufficialmente il 16 febbraio, in concomitanza con il nuovo progetto Interiors, di cui è la prima espressione tangibile. Lo spazio mostra come combinare e utilizzare in modo trasversale tutte le collezioni Mutina, creando ambienti originali e distintivi, oltre a costituire una residenza pensata per accogliere gli ospiti e i collaboratori dell’azienda che vengono da lontano.

Mutina ha scelto di affidare il racconto di Casa Mutina Modena al fotografo Jonathan Frantini, che ha immortalato gli ambienti prima e durante i lavori di ristrutturazione, documentando l’essenza e l’autenticità dell’edificio.

Casa Mutina Modena verrà presentata ufficialmente il 16 febbraio, in concomitanza con il nuovo progetto Interiors, di cui è la prima espressione tangibile. Lo spazio mostra come combinare e utilizzare in modo trasversale tutte le collezioni Mutina, creando ambienti originali e distintivi, oltre a costituire una residenza pensata per accogliere gli ospiti e i collaboratori dell’azienda che vengono da lontano.

Mutina ha scelto di affidare il racconto di Casa Mutina Modena al fotografo Jonathan Frantini, che ha immortalato gli ambienti prima e durante i lavori di ristrutturazione, documentando l’essenza e l’autenticità dell’edificio.

A talk with Jonathan Frantini
A talk with Jonathan Frantini

Qual è il tuo rapporto con la fotografia?

Risponderei con questa frase di William Eggleston: “Whatever it is about pictures, photographs, it’s just about impossible to follow up with words. They don’t have anything to do with each other”. Ovvero, è impossibile esprimere a parole quello che trasmettono le fotografie, perché parola e immagine non hanno nulla in comune.

Come descriveresti il progetto realizzato per Mutina? Quali sono stati i punti di partenza per lo sviluppo del concept?

Mutina ha acquistato un palazzo a Modena, in via Blasia, accanto al ghetto ebraico, con l’obiettivo di trasformarlo in una residenza esclusiva per i loro ospiti. Il progetto fotografico è nato dalla volontà di documentare gli spazi della casa prima e durante i lavori di ristrutturazione. Dal momento che si trattava di luoghi vuoti, oltre agli ambienti, ho immortalato la luce, le tracce e i segni del tempo.

Parte del progetto si è poi evoluto in un editoriale uscito su Alla Carta 14, dove ho pensato di affiancare le fotografie di moda a degli still-life di elementi che mi interessava valorizzare. Volevo restituire importanza a quegli oggetti e quei luoghi che normalmente non vengono presi in considerazione o sono dati per scontati. É stato di grande ispirazione il lavoro di Ed Ruscha del 1961 “Seven products, Twentyfive apartments, Three palm trees, Six rooftops and One aerial view”.

A talk with Jonathan Frantini
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Come descriveresti il tuo approccio fotografico?

Il progetto per Mutina si compone di varie parti. Le fotografie degli appartamenti sono state realizzate con uno stile documentaristico, senza alcun intervento, prestando grande attenzione ai particolari e alla luce naturale. Gli still life, invece, sono costruiti ad hoc: ho recuperato degli oggetti e li ho isolati su fondo bianco. Infine, l’editoriale è stato immaginato come una rappresentazione vera e propria, dove la modella diventa protagonista di performance immaginarie.

Come sono stati realizzati gli scatti? E le stampe?

Le immagini sono degli 8x10, pellicole di grande formato stampate a contatto su carta fotografica.

Se dovessi dare un titolo a questa serie, quale sarebbe?

Credo che “Motel Mutina” sia un buon titolo per tutta la serie.

Volevo restituire importanza a quegli oggetti e quei luoghi che normalmente non vengono presi in considerazione o sono dati per scontati.
A talk with Jonathan Frantini
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Whatever it is about pictures, photographs, it’s just about impossible to follow up with words. They don’t have anything to do with each other.

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