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Ph. Piergiorgio Sorgetti
11.07.23

A talk with Nina Yashar

Fotografie di Piergiorgio Sorgetti

Nina Yashar è la fondatrice di Nilufar Gallery e Nilufar Depot, gli spazi espositivi di Milano che oggi sono punti di riferimento per gli appassionati di design di tutto il mondo. Proprio al Depot, in occasione della Milano Design Week 2023, è stata ospitata un’installazione site specific realizzata con Jali, l’ultimo mattone Mutina progettato da Patricia Urquiola.
Durante il nostro incontro, Yashar ci ha parlato della collaborazione con l’azienda, ha raccontato del suo percorso nel mondo del design e della sua visione creativa. Inoltre, ha svelato i nomi di alcuni dei designer emergenti più interessanti del momento.

A talk with Nina Yashar
A talk with Nina Yashar
A talk with Nina Yashar

Ci parli del tuo percorso nel design? Come è nata e come si è evoluta questa passione?

È un percorso che si è sviluppato in modo assolutamente spontaneo: durante un viaggio a New York sono rimasta colpita da un tappeto scandinavo, e ho deciso di partire subito per la Svezia. Lì ho scoperto il design nordico moderno ed è stato amore a prima vista. Sono rimasta colpita da uno stile che non avevo ancora visto e che, in qualche modo, metteva in discussione ciò che già conoscevo, in termini di forma e funzione. Lì ho capito che il design è un'arte che fonde inconfondibilmente funzionalità ed estetica, e da allora ho deciso di dedicarmi a questa disciplina.

C’è qualcuno che consideri un mentore?

Non riesco a indicare un’unica persona come mio mentore. Devo sicuramente molto a mio padre e alla mia famiglia, soprattutto per avermi dato basi culturali e imprenditoriali che hanno permesso la mia crescita personale e professionale. Nel corso della mia carriera ho avuto l’incredibile fortuna di incontrare svariate persone che mi hanno ispirato e guidato. Ho imparato molto dai designer e dagli artisti con cui ho avuto il piacere di lavorare. Credo che sia importante essere aperti alle influenze e alle prospettive degli altri, soprattutto nel mondo dell’arte.

Quanto ti senti influenzata dalle tue origini iraniane in termini di visione creativa? In che modo si intrecciano con gli stimoli e la cultura che hai sperimentato in Italia?

Le mie origini iraniane hanno sicuramente influenzato la mia visione creativa. È una cultura ricca di tradizioni artistiche e artigianali, che vengono tramandate di generazione in generazione. Questa si è intrecciata con gli stimoli che ho sperimentato in Italia, creando un connubio unico che ha influenzato tutti i miei impulsi creativi. La combinazione di diverse prospettive culturali ha contribuito a plasmare il mio approccio al design: un’unione di tradizione, avanguardia e innovazione.

Come descriveresti il tuo approccio personale?

È incentrato sull'attenzione ai dettagli, sulla ricerca di creazioni uniche e sull'equilibrio tra funzionalità e bellezza. Sono sempre alla ricerca di oggetti che abbiano una storia da raccontare e che possano suscitare emozioni. Mi piace curare ogni aspetto, dalla selezione dei pezzi alla presentazione degli ambienti in cui sono esposti. Cerco di creare uno spazio in cui l'arte e il design possano dialogare e ispirare le persone.

A talk with Nina Yashar
A talk with Nina Yashar

Ci racconti la storia di Nilufar? Quando hai deciso di aprire il primo spazio e come è cresciuto il progetto nel corso degli anni?

Nilufar Gallery è nata nel 1979, quando ho aperto il primo spazio in via Bigli a Milano. In origine era specializzata in tappeti antichi, selezionati dall’attività di famiglia. Fin da subito ho iniziato a proporre mostre insolite per quel periodo, tra cui "La rosa nel tappeto", uno studio dell'iconografia del motivo della rosa nei tappeti della mia collezione. Alla fine degli anni ’90 la galleria si è spostata in via della Spiga e la collezione si è diversificata notevolmente in seguito al mio viaggio in Svezia, alla scoperta dei tappeti scandinavi. Nel 1998, con la mostra rivoluzionaria “Tappeti svedesi e mobili scandinavi”, ho introdotto per la prima volta la giustapposizione – ora ricorrente – di arredi e tappeti. Infine, nel 2015 ho aperto Nilufar Depot: un tempo fabbrica di argenteria, oggi punto di riferimento per gli appassionati di design di tutto il mondo, che propone sia una selezione eclettica di pezzi unici sia una ricca pianificazione di attività culturali che spaziano da mostre a eventi privati. Il momento più intenso e brillante di tutto l’anno rimane comunque la Milano Design Week, periodo frenetico e particolarmente vivo per la galleria e la città.

In che modo comunicano, all’interno della galleria, le icone storiche del design con i pezzi più contemporanei?

Cerco sempre un’armonia tra le diverse epoche. Il design ha una storia e una continuità che vanno rispettate e celebrate. Le icone sono punti di riferimento fondamentali che hanno contribuito a plasmare il presente, influenzando le generazioni successive. La loro presenza all'interno della galleria rappresenta una connessione con il passato, offrendo una prospettiva storica che arricchisce l'esperienza dello spazio. Allo stesso tempo, il design contemporaneo aggiunge un'altra dimensione, mostrando l’evoluzione e la reinvenzione nel presente.

Nilufar Depot, dove abbiamo avuto il piacere di esporre Jali di Patricia Urquiola durante l’ultima Milano Design Week, accoglie nomi affermati e giovani talenti. Quali sono, secondo te, i designer emergenti più interessanti al momento? Per quale motivo?

È stato un piacere accogliere il bellissimo progetto. Patricia per me è una designer davvero sorprendente, mi stupisce sempre come riesca a fondere elementi tradizionali e artigianali con tecniche e materiali contemporanei. L’installazione di Jali è stata inserita nello spazio del Depot insieme a una selezione di designer fatta in occasione della Milano Design Week 2023.

Sono sempre entusiasta di scoprire nuovi talenti. Al momento, tra quelli che mi colpiscono per l’originalità sono Maximilian Marchesani, Niccolò Spirito, Christian Pellizzari – che realizzerà un nuovo progetto per Nilufar a Nomad Capri 2023 – e Audrey Large. I primi due mi affascinano per le loro opere luminose, tra natura e artificio, mentre gli ultimi operano tra l’arte e il design, giocando con materiali come vetro e plastica nel plasmare forme insolite.

A talk with Nina Yashar
A talk with Nina Yashar

Ricordi la prima volta che sei entrata in contatto con Mutina? Cosa ti ha colpita di più della nostra azienda?

Certamente, ero affascinata dall’artigianalità dei prodotti e dall'approccio innovativo. Mi ha sempre sorpreso la capacità di Mutina di unire tradizione e tecnologia per creare delle vere opere d'arte modulari, che hanno la potenzialità di espandersi all’infinito.

Qual è la tua collezione Mutina preferita? Perché?

Senza dubbio Déchirer di Patricia Urquiola. Mi affascina la sua estetica audace, ispirata all'effetto delle vecchie affissioni strappate sui muri delle città. La combinazione di colori e texture irregolari crea un effetto visivo dinamico. Così come Jali, creata sempre in collaborazione tra Patricia e Mutina, quest’anno qui a Nilufar Depot con l’installazione site specific.

Se potessi collaborare con un designer qualsiasi, del presente o del passato, chi sarebbe? Che tipo di progetto sviluppereste?

Mi sarebbe piaciuto sicuramente collaborare con Gio Ponti, una delle figure più influenti del design italiano del XX secolo. Ha lasciato un'eredità incommensurabile e la sua visione eclettica e innovativa mi affascina. Sarebbe entusiasmante sviluppare un progetto che combini il suo approccio modernista e funzionalista con elementi contemporanei.

Per questo mi piace collaborare con il designer e amico Martino Gamper, che tende a seguire questo approccio sperimentale. Proprio con lui ho sviluppato il progetto "Gio Ponti translated by Martino Gamper" nel 2007, partendo dai pezzi fatti da Gio Ponti per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento nel 1960, con l’intento di rinnovarli dandogli nuova vita.

“La combinazione di diverse prospettive culturali ha contribuito a plasmare il mio approccio al design: un’unione di tradizione, avanguardia e innovazione”.


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