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Ph. Fred Debrock
22.09.22

A talk with Vincent Van Duysen

Fotografie di Fred Debrock, Frederik Vercruysse

Siamo felici di annunciare ufficialmente l’ingresso di Vincent Van Duysen nel team Mutina, con il lancio di tre nuove collezioni che verranno presentate dal 26 al 30 settembre.

Siamo felici di annunciare ufficialmente l’ingresso di Vincent Van Duysen nel team Mutina, con il lancio di tre nuove collezioni che verranno presentate dal 26 al 30 settembre.

Dopo aver collaborato con Aldo Cibic e Jean De Maulder, nel 1989 Van Duysen fonda Vincent Van Duysen Architects. Oggi lo studio è cresciuto fino a raggiungere un team di 30 collaboratori e si occupa di product design per numerose aziende internazionali, progetti commerciali e architettonici, con focus su residenze di fascia alta in Belgio o sparse per Europa, Medio Oriente, Asia e Stati Uniti.
Fin dall’inizio, un preciso rapporto tra architettura, interior design e design del prodotto è stato il motore trainante nello sviluppo di progetti ispirati da sottili transizioni tra queste discipline e combinati con un'attitudine progettuale allo spazio, costantemente alla ricerca dell'essenza.
L’utilizzo di materiali puri e tattili si traduce in un design pulito e senza tempo. Rispetto al contesto e alla tradizione, è un approccio dove i sensi e l’esperienza fisica dello spazio, delle texture e della luce, mettono al centro l’integrità dell’utente. Funzionalità, durata e comfort sono i componenti principali del lavoro, un linguaggio architettonico che trasmette l'estetica senza timidezza, ma incline a rifuggire la moda e le tendenze.
Nel 2016, Van Duysen è stato nominato direttore creativo dei brand italiani Molteni&C e Dada. Dal 2018 a maggio 2020 ha ricoperto il ruolo di art director in Sahco per Kvadrat, per poi collaborare come Senior Designer.

Abbiamo deciso di celebrare questa collaborazione inedita con un Talk speciale, parlando dell’approccio personale di Van Duysen e della sua relazione con la ceramica, ma anche dandovi qualche piccola anticipazione sui progetti che verranno presto svelati.

A talk with Vincent Van Duysen

Ti ricordi la prima volta che sei entrato in contatto con Mutina? Come si è sviluppato il vostro rapporto?

Ci conosciamo da diverso tempo e abbiamo sempre mantenuto un bel rapporto di amicizia nel corso degli anni. Massimo e io condividiamo la stessa passione per l’arte, è questo che ci connette. Dopo tutti questi anni, abbiamo finalmente trovato il momento giusto per iniziare a collaborare. È successo in modo naturale, realizzando delle collezioni ampie, capaci di rappresentare entrambi i nostri mondi.

Che tipo di approccio hai con una materia terrosa come la ceramica?

Per me la ceramica è un materiale molto tattile, molto sensuale. Chiede di essere toccata, ma anche contemplata. Bisogna sempre considerare come interagisce con la luce: è una combinazione di elementi naturali. La texture della ceramica cambia continuamente e rivela diversi aspetti a seconda del momento della giornata. Tutti questi fattori contribuiscono a dare un’ampia gamma di possibilità creative.

La tua collaborazione con Mutina è iniziata con tre nuovi progetti: Kosei, Renga e Yama. Cosa volevi ottenere, in termini di estetica e significato, con Kosei?

Con questa collezione volevo approfondire la storia dei pattern legati al mondo dell’architettura. Abbiamo sviluppato diversi pattern che assumono un aspetto diverso semplicemente modificando il colore di alcuni pezzi. Questo permette di dare letture diverse alla stessa collezione. Si può passare da un layout omogeneo a uno molto ritmato e grafico. È un progetto versatile, che strizza l’occhio alle nozioni dei diversi punti di vista che tutti possiamo avere rispetto all’architettura.

In che modo si inserisce Renga nel concept principale dell’architettura?

Volevo portare una maggiore diversificazione in termini di volume e Renga è stato costruito come una micro architettura. Il modulo è pensato per essere moltiplicato come le costruzioni in mattoni. Questo permette di avere una grande varietà di forme all’interno dello spazio.

Cosa puoi dirci di Yama, la nuova Mutina Edition? A cosa ti sei ispirato per questo progetto?

Yama si ispira alla mia passione per l’arte – uno dei tanti fili che mi legano a Mutina –, ma anche alla mia attrazione per la bellezza della natura e dei suoi elementi. Il modulo lavora sul concetto di riduzione, riproducendo l’effetto di una pietra che viene tagliata dall’uomo in cinque diverse fasi.

Potresti spiegare più nel dettaglio che significato ha per te la natura, a un livello profondo, e come ti relazioni ad essa?

Un po’ di tempo fa, ho iniziato a praticare la meditazione trascendentale. Mi aiuta a connettermi alla mia vera natura, al mio corpo e alla mia mente, ma anche all’universo intorno a me. La natura intrinseca delle cose mi ispira molto, perché può insegnarci tanto. È un concetto che porto sempre con me e che cerco di trasmettere attraverso i miei progetti, grazie ai materiali che uso o con l’atemporalità del mio lavoro.

“Ci conosciamo da diverso tempo e abbiamo sempre mantenuto un bel rapporto di amicizia nel corso degli anni. Mutina e io condividiamo la stessa passione per l’arte, è questo che ci connette. Dopo tutti questi anni, abbiamo finalmente trovato il momento giusto per iniziare a collaborare”.

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